Smart working: il 63% della Gen Z preferisce lavorare da remoto

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Questo è quanto emerge dallo studio “Future-Proof” condotto da Dell Technologies – in collaborazione con la società di ricerche Savanta ComRes – su un campione rappresentativo di adulti nella fascia d’età 18-26 in 15 Paesi del mondo

Smart working come condizione necessaria per scegliere l’azienda di cui far parte e perplessità sulla formazione digitale impartita a scuola. Questi gli elementi più significativi espressi dalla Generazione Z italiana nel momento in cui sono stati interrogati sui temi di lavoro e competenze.

Smart working essenziale per 6 giovani su 10 della Gen Z

Il 63% della Gen Z italiana guarda allo smart working per la scelta del posto di lavoro, ma emerge anche una certa perplessità riguardo alla formazione digitale impartita a scuola. Questo è quanto emerso dallo studio “Future-Proof” condotto da Dell Technologies in collaborazione con la società di ricerche Savanta ComRes, su un campione rappresentativo di adulti nella fascia d’età 18-26 in 15 Paesi del mondo.

La flessibilità e la possibilità di lavorare da remoto sono aspetti molto importanti per la Generazione Z italiana, tanto che il 63% del panel li cita come elementi condizionanti nella scelta del posto di lavoro. Tuttavia, secondo l’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2022 ci è stato un calo di quasi 500 mila lavoratori da remoto rispetto all’anno precedente.

Mancanza di un’adeguata formazione delle competenze digitali

Il tema delle competenze digitali diventa sempre più importante man mano che avanza la trasformazione digitale del Paese e delle imprese. La scuola italiana è stata giudicata dalla Gen Z come carente dal punto di vista della preparazione su tematiche digitali e tecnologiche.

Il 50% degli intervistati non sente di aver ricevuto un’adeguata preparazione dal punto di vista delle competenze tecnologiche durante il percorso di studi che va dai 6 ai 16 anni. Sempre la metà della Gen Z in Italia dichiara di aver appreso a scuola solo competenze informatiche di base, mentre il 14% ritiene di non aver ricevuto alcuna istruzione in ambito tecnologico e digitale.

Per colmare il divario nell’ambito delle competenze digitali, il 40% degli italiani intervistati suggerisce di rendere i corsi di tecnologia più interessanti e disponibili a tutti i livelli dell’istruzione, mentre il 27% suggerisce di rendere obbligatori i corsi di tecnologia fino ai 16 anni per incoraggiare i giovani a intraprendere carriere orientate alle tematiche digitali.

Le aziende dovranno adattarsi alla Gen Z?

Filippo Ligresti, VP & GM di Dell Technologies Italia, ha dichiarato che le aziende devono tenere conto dei dati emersi dallo studio, poiché la Gen Z sarà quella che caratterizzerà e condizionerà il mondo del lavoro nei prossimi anni. Ligresti ha inoltre sottolineato che:

Nel prossimo futuro – contraddistinto da una modalità ibrida di lavoro tra remoto e in presenza – sarà fondamentale basare la cultura aziendale sul concetto di trust.

Il ruolo dei business leader dovrà necessariamente evolversi, non limitandosi solo alla supervisione dei profitti e delle perdite, ma diventando veri e proprio motivatori, attenti custodi della salute, della sicurezza e del benessere dei propri collaboratori.

Uno scenario che i leader d’azienda potranno raggiungere facendo leva sulla tecnologia e sui dati per creare politiche di lavoro premianti sia per la competitività dell’impresa sia per la lealtà e la produttività dei dipendenti.

Lo studio “Future-Proof” è stato condotto dalla società di ricerche di mercato Savanta ComRes tra luglio e agosto 2022 in 15 Paesi, con un campione rappresentativo della Gen Z. I risultati indicano che le aspettative della Generazione Z in Italia e in tutto il mondo sono in evoluzione, e le aziende devono essere pronte ad adattarsi per attrarre e trattenere i giovani talenti.

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