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Oltre 2 milioni di over 60 italiani continuano a lavorare e per più della metà è una scelta. Sono i dati BVA Doxa presentati durante l’evento Seniors Impact Initiative, uno degli appuntamenti di punta di SingularityU Italy.
Gli over 60 sono sempre più in salute e attivi, hanno lo sguardo rivolto al futuro e sono consapevoli che la rivoluzione demografica in atto possa essere un’opportunità, anche dal punto di vista del mercato del lavoro.
Secondo la ricerca presentata da BVA Doxa, in Italia sono oltre 2 milioni gli over 60 che lavorano, di questi il 55% lo fa per scelta, pur avendo la possibilità di uscire dal mondo del lavoro.
Perché i Senior restano al lavoro
Secondo l’indagine solo il 15% dei senior resta al lavoro principalemente per motivi economici; 1 su 3 lavora ancora perché non può permettersi di smettere, ma, potendo, sceglierebbe la pensione.
Per tutti gli altri resta il piacere di lavorare ma con delle motivazioni valide: il 50% degli intervistati dichiara che sia necessario mantenere viva «la voglia di imparare e di restare aggiornati», il 45% che occorra «guadagnare dimestichezza con la tecnologia» e per il 41% che si debba «creare un legame tra i giovani e le diverse generazioni»; dopotutto il 12% degli over 60 italiani crede di avere ancora «tanto da dare».
Sempre secondo BVA Doxa in Italia si inizia a sentirsi vecchi a 70 anni, la stessa età percepita in Finlandia, ma nel resto del mondo la percezione di inizio della vecchiaia inizia mediamente con il compimento del 56esimo anno di età.
L’impatto della tecnologia
Oltre il 50% degli over 60 italiani ritiene che la tecnologia possa portare impieghi utili e concreti in ambiti come la sicurezza in casa, fuori casa, la salute e il mondo del lavoro.
Per il 77% degli attuali lavoratori senior «la tecnologia migliora la qualità del lavoro», per il 60% «ottimizza i tempi necessari per svolgere le attività lavorative e per il 58% «permette di fare cose che altrimenti non si riuscirebbero a fare».
L’importanza della formazione
Il 60% dei senior ha vissuto situazioni di difficoltà legate al cambiamento organizzativo: per il 38% si è trattato di scarsa dimestichezza con le nuove tecnologie, per il 36% «doversi rimettere ad imparare» connesso all’inadeguatezza delle competenze acquisite negli anni, per il 35% «il crescente utilizzo dell’inglese o di altre lingue non conosciute», mentre per il 31% di questioni direttamente collegate alla «mancanza di una formazione adeguata da parte dell’azienda per l’uso dei nuovi strumenti».
In questo scenario, solo 1 lavoratore senior su 3 crede che la propria esperienza sia stata valorizzata dall’azienda: il 74% vorrebbe partecipare a corsi per l’apprendimento delle nuove tecnologie e il 49% auspica un maggior coinvolgimento nei momenti di incontro e confronto aziendale.
Generazioni a confronto
È chiara la volontà degli over 60 di confrontarsi con i più giovani lavoratori per far fronte al cambiamento a beneficio di entrambi.
Il 41% dei senior vorrebbe «trasmettere le proprie competenze» ai giovani e il 34% «apprendere (a loro
volta) le skill che non hanno, a partire da quelle tecnologiche».
Nel 2020, i primi Gen Z (nati tra il 1997 e il 2010) faranno il proprio ingresso nel mondo del lavoro, così in azienda, per la prima volta, saranno presenti fino a quattro generazioni diverse.
Dal nostro osservatorio emerge come gli over 60 italiani siano carichi di desideri, ancor più che di bisogni, con voglia di futuro e di progettualità. E pronti a vivere con positività la contaminazione con le generazioni più giovani.
La sfida per aziende e istituzioni è iniziare a riflettere sull’evoluzione demografica come un’opportunità. Il capitale umano va considerato e valorizzato nel suo insieme e nonin continue contrapposizioni (giovani vs vecchi). Si deve abbandonare il solo agire ‘qui ed ora’, il senso di urgenza continua, a vantaggio di una logica di più lungo periodo che valorizzi ruoli e caratteristiche positive di ciascuna generazione. Per le aziende sarà sempre piùimportante fare evolvere il ruolo dei senior all’insegna di una sempre più proficuacollaborazione fra generazioni
Vilma Scarpino, ceo di BVA Doxa
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